Intervista per Machina (Derive Approdi)

Intervista a Marco Veronese Passarella di Giuseppe Molinari
18 novembre 2020

La crisi sanitaria ed economica che stiamo vivendo ha determinato la revisione del paradigma neoliberista che ha guidato le politiche fiscali e monetarie negli ultimi decenni. L’iniezione di liquidità senza precedenti promossa dalle banche centrali coniugata con i provvedimenti presi dai governi nei mesi di pandemia, segnalano un cambiamento nella strategia complessiva di governo della crisi. Inoltre, sono gli stessi organi che in questi anni hanno dettato e imposto l’austerity e il contenimento del debito pubblico, oggi richiedono uno scarto: pensiamo, ad esempio, alle dichiarazioni di Kristina Georgieva, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, che ha invocato «una nuova Bretton Woods». Pensi che si possa definitivamente affermare che siamo davanti alla fine dell’egemonia neoliberale?

L’irruzione di nuove idee nei periodi di crisi, anche di quelle ritenute eretiche fino a quel momento, è un fatto ricorrente. Con una semplice ricerca su Google Trend ci si può rendere conto del fatto che alcuni autori – penso a Keynes, a Minsky, persino a Marx – tornano sempre di moda quando tutto va storto. Non è soltanto il pensiero economico a evolversi sulla scia dei fatti economici, ma la società stessa, le classi dominanti e i loro rappresentanti politici, chiedono idee nuove nelle fasi di crisi. C’è dunque un doppio canale attraverso cui la realtà impatta sul mondo delle idee. Durerà questa cosa? In passato non è durata molto.

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